Negli ultimi mesi il tema degli incentivi all’assunzione è tornato al centro del dibattito, complice una serie di novità normative che interessano tanto il livello nazionale quanto quello regionale. Da un lato, il Decreto Coesione ha introdotto nuovi sgravi contributivi che promettono di ridurre in modo significativo il costo del lavoro per le imprese che assumono giovani, donne o lavoratori residenti nel Mezzogiorno. Dall’altro, alcune Regioni — come l’Umbria — hanno scelto di intervenire con misure più dirette, erogando contributi a fondo perduto alle PMI che stabilizzano o inseriscono nuove risorse nel proprio organico.
Si tratta di due approcci diversi ma complementari, che se utilizzati in maniera combinata possono offrire alle aziende margini di risparmio molto interessanti.
La logica nazionale: gli sgravi contributivi
Gli incentivi di livello nazionale si basano principalmente su un meccanismo di esonero contributivo. In pratica, l’azienda che assume un giovane under 35, una donna disoccupata da lungo tempo o un lavoratore residente nelle aree ZES Sud, può vedersi riconosciuto un abbattimento dei contributi previdenziali fino al 100%, per un importo che può arrivare anche a 650 euro al mese per 24 mesi. L’effetto per l’impresa è immediato: il costo contributivo che normalmente grava in busta paga si riduce, generando un vantaggio diretto sul cash flow mensile.
Questi strumenti hanno però dei limiti temporali — in genere 12 o 24 mesi — e richiedono attenzione sul fronte dei requisiti. Un errore nel calcolo dell’incremento occupazionale o nella tipologia contrattuale può infatti comportare la perdita del beneficio.
La logica regionale: i contributi a fondo perduto
Diverso il discorso per le misure regionali, che non agiscono sui contributi ma sulla liquidità aziendale a consuntivo. Un caso emblematico è quello della Regione Umbria, che tra agosto e settembre 2025 ha lanciato un bando destinato alle PMI del territorio. Le imprese che assumono o trasformano contratti a tempo indeterminato possono ricevere un contributo una tantum compreso tra i 9.000 e i 15.000 euro, a seconda del profilo del lavoratore.
Qui il vantaggio non si traduce in un alleggerimento del costo contributivo mensile, ma in un sostegno economico diretto che arriva, spesso dopo alcuni mesi, a rimborsare parte della spesa sostenuta per l’assunzione. È una logica diversa, più orientata al bilancio che al flusso di cassa immediato, ma altrettanto preziosa per chi deve sostenere i costi fissi del personale.
Due strumenti, un’unica strategia
Guardando da vicino, gli incentivi nazionali e quelli regionali non vanno pensati come alternativi, bensì come leve complementari. Immaginiamo, ad esempio, una PMI umbra che assume un giovane under 35 a tempo indeterminato: questa impresa potrebbe beneficiare dello sgravio contributivo nazionale (500 euro al mese per due anni, fino a 12.000 euro complessivi) e, contemporaneamente, ricevere il contributo regionale una tantum fino a 15.000 euro. In totale, il risparmio per un solo dipendente potrebbe superare i 27.000 euro.
Ecco perché per le aziende il vero valore non sta tanto nel conoscere i singoli strumenti, quanto nel saperli combinare in modo intelligente, rispettando vincoli e tempistiche.
Il ruolo di HR e CFO nella pianificazione
In questo scenario, il compito di HR e CFO diventa cruciale. Da un lato bisogna pianificare i fabbisogni di personale con lo sguardo alle finestre temporali dei bandi, dall’altro è necessario verificare che le condizioni di accesso agli sgravi contributivi siano rispettate, così da non incorrere in contestazioni. Si tratta di un lavoro di analisi e di controllo che richiede competenze specifiche, ma che può trasformare la complessità normativa in un reale vantaggio competitivo.
Conclusione
La combinazione tra bonus contributivi e contributi a fondo perduto è oggi una delle leve più efficaci per ridurre il costo del lavoro e sostenere la crescita aziendale. Se presi singolarmente, questi strumenti hanno un impatto importante ma limitato; se utilizzati insieme, permettono di alleggerire sia il flusso di cassa mensile sia il bilancio complessivo.
Per le imprese italiane — e in particolare per le PMI — questo significa poter programmare con maggiore serenità le proprie strategie occupazionali, trasformando gli incentivi da semplice opportunità normativa a vera e propria leva di sviluppo e competitività.
FIABILIS Italia
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