Entro fine anno verrà presentata la Legge di Bilancio 2025. In queste settimane l’esecutivo sta valutando le misure da inserire e si delineano così le linee che guideranno la politica del prossimo anno.
Nel Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine deliberato dal Consiglio dei Ministri del 27 settembre 2024 troviamo traccia di elementi che potrebbero confluire nella prossima Legge di Bilancio.
In materia fiscale, gli interventi che si prospettano contemplano la conferma delle regole previste per il 2024, rendendo stabile il taglio del cuneo fiscale e la riforma delle aliquote IRPEF, nonché il potenziamento dell’adempimento collaborativo mediante strumenti di accordo preventivo dell’amministrazione finanziaria con i contribuenti.
Il Governo, per l’anno 2024, aveva infatti previsto i seguenti scaglioni IRPEF:
- aliquota del 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro,
- aliquota del 35 per cento per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro,
- aliquota del 43 per cento per i redditi che superano 50.000 euro.
Nel Piano Strutturale si legge “saranno resi strutturali gli interventi di riduzione delle aliquote IRPEF già avviati nella prima fase di attuazione della legge delega di riforma fiscale. Tali interventi saranno coordinati, per renderli coerenti con la riforma IRPEF e con gli effetti cuneo fiscale, con la definizione di misure strutturali di riduzione dell’incidenza degli oneri contributivi sul costo del lavoro”
Ad integrazione di ciò, nelle scorse settimane, il viceministro all’Economia Maurizio Leo aveva rappresentato l’intenzione dell’esecutivo di ridurre di due punti percentuali l’aliquota del 35 per cento e quindi l’idea di portare al 33 per cento il prelievo sulla fascia di reddito tra 28 e 60 mila euro e lasciare il 43 per cento solo per i redditi oltre i 60 mila euro.
Al vaglio dell’esecutivo anche la possibilità di ampliare la no tax area, che potrebbe essere ampliata fino a 12 mila euro.
In materia di lavoro, viene eliminato dalla Legge di Bilancio 2025 il cd. Bonus Befana, che viene anticipato al 2024. Con il Decreto Omnibus è infatti stata prevista l’erogazione a dicembre 2024 del cd. Bonus Natale di importo pari a 100 euro. Ai fini della sua spettanza devono ricorrere congiuntamente tre requisiti:
- il lavoratore ha un reddito complessivo non superiore a 28.000 euro.
- il lavoratore deve avere fiscalmente a carico il coniuge e almeno un figlio
- il lavoratore deve avere capienza fiscale
L’indennità non concorre alla formazione del reddito complessivo del lavoratore dipendente e deve essere rapportata al periodo di lavoro. Il bonus non è automatico, ma deve essere richiesto dai lavoratori.
Inoltre, la legge di Bilancio 2025 potrebbe contemplare la conferma della detassazione sui premi di risultato con imposta al 5 per cento e, per quanto concerne i fringe benefits, l’istituzione di una soglia unica fissata a 2.000 €, a prescindere dalla presenza di figli a carico o meno. Al vaglio anche l’ampliamento del novero dei beni e servizi erogabili.
Sempre in materia di lavoro si è in attesa di conferme delle seguenti misure:
- Sgravio per le lavoratrici madri: previsto per le lavoratrici madri di 3 o più figli fino al 2026, mentre solo sperimentale per il 2024 per le madri di 2 figli. Nel 2025 e nel 2026 l’esonero quindi dovrebbe restare disponibile solamente nel primo caso, a meno che la Manovra finanziaria 2025 non lo preveda anche per le lavoratrici madri con 2 figli;
- Decontribuzione Sud: al momento la misura è applicabile fino al 31 dicembre 2024. Ancora da capire se verrà prevista un’ulteriore proroga;
- Superdeduzione per l’occupazione.
Infine, nel Piano Strutturale di Bilancio si indica che “Il Governo intende modificare i meccanismi che sovrintendono alla previdenza complementare per favorirne la diffusione, anche da un punto di vista della previdenza sanitaria. L’obiettivo è di introdurre soluzioni volte a potenziare il pilastro pensionistico complementare, promuovendo una maggiore adesione ai fondi pensione su base volontaria e, nel contempo, la destinazione del montante maturato a rendita pensionistica.”
Sembrerebbe quindi farsi spazio la possibilità di rafforzare il pilastro della previdenza integrativa. Si sta valutando un doppio intervento:
- rendere obbligatorio il trasferimento di una parte del TFR dei dipendenti neoassunti ai fondi pensione. L’obbligo si concretizzerebbe nel versamento automatico di una base compresa tra il 20 e il 25% del TFR alla previdenza complementare (con la possibilità di poterla incrementare successivamente) attivando immediatamente, per tutti i lavoratori dipendenti, un percorso di risparmio in un fondo pensione. La proposta mirerebbe a garantire una copertura previdenziale più solida per le nuove generazioni, in aggiunta alla previdenza obbligatoria.
- per tutti i lavoratori potrebbe essere introdotta una fase di “silenzio-assenso” per la destinazione volontaria del TFR ai fondi pensione. Questo periodo di attesa prima dell’adesione automatica avrebbe una durata di circa sei mesi.
Non resta che attendere i prossimi sviluppi.
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